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La violenza “inapparente” dimostra con ostinazione la sua natura inafferrabile e infinita, poiché nasce, inconsapevole, nella scrittura, nella materia viva e immateriale, che rende un testo scritto un oggetto artistico solido, capace di comprendere e riflettere la sensibilità umana nelle diverse stagioni dell’umanità. La letteratura, in questa parentesi di tempo, non si dimostra né innocente né angelica: sembra, invece, capace di riconoscere, attraverso la sua struttura porosa e permeabile, una situazione del romanzo e della sua capacità di rivelare, con la scrittura, la parte in ombra del mondo e le ombre del mondo. Il volume affronta questo tema nella narrativa francese odierna e propone una lettura originale di autori appartenenti ad un canone letterario contemporaneo, che va da Annie Ernaux a Michel Houellebecq, da Philippe Djian a Christine Angot.
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Se la letteratura costituisce un rifiuto coraggioso e irrinunciabile delle facili banalizzazioni e delle semplificazioni di comodo, se la letteratura contraddice la pigrizia dei luoghi comuni, se la letteratura è svelamento e apocalisse, allora l’incoerenza, cioè la contraddizione della linearità e della progressione infinita, confortante ma irreale, assume la sua giusta dimensione: quella di un nucleo di energia artistica inesauribile, incontenibile, insopprimibile, caotica almeno quanto caotica è la vita, ma autentica e affidabile. Se le pagine dei romanzi riproducono in narrazione e scrittura il disordine, l’incoerenza che ci circonda, potremmo aprire con più fiducia gli occhi sul buio e, in questo modo, conoscere più a fondo le nostre vite, esprimendo, forse, un giudizio meno severo sulle nostre piccole storie confuse. E l’incoerenza così diventerebbe qualcosa che ancora non vogliamo ammettere: una risorsa del romanzo, forse quella estrema, e un nostro talismano contro la sorte.
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